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Europa

Porto: 3 giorni tra bellezza, scortesia e inospitalità.

A inizio febbraio sono stata a Porto per 4 giorni, con la mia amica Valentina.

Lei ha scritto sul blog diversi articoli: sul suo on the road in Irlanda, il viaggio a Edimburgo e il giro alle Cinque Terre.

Questo articolo sarà scritto a 4 mani con lei.

Praticamente abbiamo organizzato di partire nel giro di 24 ore. Il tempo di chiedere ferie e avevamo già i biglietti prenotati!

Periodo: dal 06.02 al 09.02.23

Volo
Abbiamo trovato delle offerte praticamente subito. L’unica cosa era organizzare gli spostamenti perché l’aereo partiva da Milano Bergamo e io dovevo arrivare dalla Sardegna mentre Vale da Genova.
Iniziamo con il volo principale: Milano Bergamo-Porto, costo € 33,00 a/r a persona. Il mio volo da Cagliari a Bergamo (preso la mattina presto) è costato € 30,00 a/r. Vale ha preso il Flixbus da Piazza Principe, diretto all’aeroporto anche lei per € 30,00 a/r. Abbiamo volato con Ryanair, i voli erano in orario, tranne il mio al ritorno che ha fatto ritardo di circa 25 minuti. Niente di esagerato per fortuna.

Hotel
A Porto si trovano tantissimi hotel/b&b/stanze a qualsiasi prezzo. Noi abbiamo optato per il Moreira Terrace (prenotato su booking.com) una stanza con bagno privato, all’interno di una casa. Il costo è stato di € 83,00 per 3 notti in camera doppia. Parto già con il dirti che non vi consiglio questo posto.

Purtroppo ci sono state diverse cose che ci hanno fatto storcere il naso. La prima di tutte è che sia all’interno della camera che del bagno era presente della muffa sulle pareti. Non sto parlando di qualche puntino qua e là ma proprio strisciate intere. Seconda cosa non è presente un calorifero o una pompa di calore per scaldare (come nel nostro caso) o raffreddare la camera come può servire d’estate. L’unica cosa che era presente era una mini stufetta abbastanza rumorosa di dimensioni davvero ridotte che non ha aiutato granché a stemperare la stanza.

Altra nota dolente: era presente un armadio ma aveva talmente odore di muffa che non l’abbiamo sfruttato e nella stanza non erano presenti altri appendini o sedie dove appoggiare le cose. Un’altra cosa che non ci è piaciuta era il fatto di non avere tende e quindi non poter sollevare la tapparella senza che tutti vedessero cosa stessimo facendo (la finestra dava sul terrazzo interno della casa). Inoltre i muri sono sottilissimi tanto che si sentiva quando nelle altre stanze inserivano il caricabatterie nella presa a muro. Uniche note positive: letto comodo e stanza pulita (muffa a parte).

Itinerario
Durante tutta la pre-partenza ci siamo informate su cosa vedere e fare. Abbiamo stilato un itinerario che poi abbiamo modificato durante il viaggio. L’itinerario definitivo è stato questo:
1° Giorno: arrivo, Cappella delle Anime, Confeitaria do Bolhão, Plaça de la Liberdade, A Pérola do Bolhão, Hard Rock Cafè, Stazione di Sao Bento, Cattedrale del Sé, Igreja de Sao Francisco, Praça da Ribeira, Cais da Ribeira.
2° Giorno: Majestic Cafe, Igreja do Carmo, Jardim da Cordoaria, Palacio da Bolsa, Jardim do Infante Dom Henrique, Crociera sul Douro, Ponte Dom Luis I, Mosteiro da Serra do Pilar, Jardim do Morro, Largo da Pena Ventosa, Rua Das Flores, Livraria Lello, Torre Dos Clerigos.
3° Giorno: Farolim De Felgueiras, Pergola de Foz, Jardim de Palacio Cristal, Mercado do Bolhão.

Abbiamo anche mangiato in diversi posti carini:
– A Loja Dos pastéis de Chaves: posto economico dove fanno degli spuntini veloci molto gustosi.
– O Diplomata: colazione abbondante e superbuona! I pancake sono squisiti!
– Cantina 32: ottimi piatti combinati e prezzi molto buoni.
– Tavi – Confeitaria da Foz: pasticceria artigianale con vista dull’oceano. Prezzi nella norma e prodotti squisiti.

Ti  parlo meglio dei posti dove mangiare a Porto!

Attrazioni a Pagamento
– Funicular dos Guindais (funicolare per arrivare a Porto alta): € 4,00 a persona a tratta
– Teleferico de Gaia (funivia): € 10,00 a/r (tratta singola € 7,00)
– Livraria Lello: € 5,00 online (comprato sul posto € 6,00)
– Torre dos Clérigos: € 8,00, andateci al tramonto perché è spettacolare (ma portatevi una bombola d’ossigeno😂)
– Tram 1: € 6,00 a/r

porto06.02.23: arrivo a Porto!
La prima ad arrivare a Bergamo, sono stata io (Vale). Il viaggio con il Flixbus era stato comodo, confortevole e rilassante, con pochi minuti di ritardo. Sapevo che Vane sarebbe dovuta arrivare di lì a poco, quindi sono andata agli Arrivi ad aspettarla. Affianco a dove l’attendevo avevo i bagni, che sapevo le sarebbero serviti per darsi un’asciugata, a causa del forte acquazzone preso per andare in aeroporto a Cagliari. Difatti, appena atterrata, ci siamo dirette lì.
Una volta sistemata ed entrambe desiderose di una colazione, scegliamo di dirigerci in primis ai controlli, così da essere poi tranquille con i tempi. Saremmo partite di lì a un paio d’ore.
Fatti i controlli, siamo andate alla ricerca di un bar, trovando un chiosco dove un’energica signora dava il buongiorno. Un po’ fastidiosa e invadente.

L’ora di imbarcarsi non si è fatta attendere e una volta decollate, in un paio d’ore ci siamo ritrovate in territorio Portoghese.
Seppur affamate, scegliamo di dirigerci prima verso il centro di Porto, utilizzando la metro violetta, che potrete prendere dentro all’aeroporto, scendendo al piano -1, dove troverete anche le macchinette per fare i biglietti (impresa non semplice, avrete bisogno di sapere in che zona dovete andare, dalla 2 alla 9). Noi siamo scese a Trinidade. La macchinetta vi darà una tessera personale che potrete ricaricare all’occorrenza per eventuali altri viaggi in metro o bus.

Una volta arrivate alla nostra fermata ci siamo incamminate a piedi verso l’alloggio, prestando attenzione a dove poterci nel frattempo fermare per finalmente pranzare. Quasi vicino all’alloggio abbiamo trovato una tavola calda, A Loja dos Pastéis de Chaves, nella quale io ho preso un toast con contorno di patate, molto saporito e ben farcito, Vane una bruschetta con mozzarella, pomodoro e insalata e infine, entrambe, due pastéis de Chaves al cioccolato. Non fatevi ingannare, pastéis de Chaves e pastéis de Belem (o De Nata) sono due dolci diversi. Personalmente preferisco i pastéis de Belem. Nel dubbio, assaggiateli entrambi. 😂
Piccola curiosità: pastéis è il plurale di pastel.

Appena ristorate ci siamo nuovamente incamminate verso l’alloggio, scoprendo quanto Vane ha già raccontato nella sezione “Hotel”. Dopo aver fatto il cambio zaino, per alleggerirci, ci siamo rimesse in marcia, dove la nostra prima meta, la Confeitaria do Bolhão, è stata preceduta da un’inaspettata Cappella delle Anime, che con le sue pareti ricoperte di Azulejos (piastrelle tipiche di Portogallo e Spagna) non ha certo difficoltà a farsi notare. Scoprirete che gli Azulejos sono molto diffusi, anche su facciate apparentemente ordinarie.
portoLa Cappella delle Anime faceva inizialmente parte dell’itinerario di mercoledì, ma ben liete di poterla già spuntare, abbiamo proseguito verso la Confeitaria do Bolhão, dove abbiamo ordinato due pastéis de Nata classici da asporto, come spuntino per il pomeriggio. Già qui, ci saremmo dovute rendere conto che in Portogallo quasi nessuno parla una parola di inglese. Presi i nostri pastéis ci siamo dirette verso Praça da Liberdade, alla ricerca (vana) della scritta “Porto”.

Dopo un breve giro nella piazza, nella quale oltretutto erano presenti parecchi lavori per l’estensione della metro, siamo tornate indietro, verso una bottega la cui facciata è particolare e molto decorata, A Perola do Bolhão. Noi non abbiamo avuto occasione, ma hanno molti cibi tipici e altrettante bevande da poter acquistare. Troverete un’altra bottega anche di fronte, da cui ho comprato alcuni salumi e formaggi da portare a casa. Se valutate di spedire eventuali prodotti in Italia, come pensavo di fare io con il Porto (vino tipico della città), chiedete prima i costi, perché si parla di cifre sui 50/60 euro minimo solo per la spedizione (ho infatti desistito).
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Purtroppo abbiamo gestito poco attentamente l’itinerario, infatti siamo nuovamente tornate verso Praça da Liberdade per dirigerci verso l’Hard Rock Café, tappa fissa dei viaggi di Vane, dai quali torna sempre con una maglietta nuova.

I lavori della metro in Praça da Liberdade hanno reso poco agevole muoversi in posti vicini fra loro, per i quali è stato necessario fare giri più lunghi per raggiungerli, come ad esempio per arrivare alla Stazione di Sao Bento, abbiamo dovuto rigirare attorno a tutti i lavori. La Stazione di Sao Bento è una stazione ferroviaria, nella quale dovete assolutamente entrare. È infatti riccamente ornata di Azulejos e il suo soffitto è molto decorato. Dovete sapere che le immagini raffigurate dai 20.000 azulejos, raccontano la storia del Portogallo. Nonostante l’importanza artistica e storica di questa stazione ferroviaria, noterete che è ancora attiva e i treni vanno e vengono senza sosta.

Nonostante qualche errore nell’itinerario, come accennato in precedenza, siamo riuscite ad arrivare alla Cattedrale del Sè al crepuscolo e, se decideste di visitare Porto, cercate di incastrare bene le tappe e di essere qui proprio al crepuscolo, verrete ricompensati da un paesaggio davvero spettacolare e scenografico. Troverete in molte zone della città dei musicisti, piuttosto bravi, anche a creare un’atmosfera molto piacevole.
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Dopo la Sè ci siamo dirette verso la Igreja de Sao Francisco, per la quale ho travisato completamente quanto scritto sulla guida di Porto, pensando quindi di vedere un’enorme foglia d’oro all’esterno, capendo solo dopo che in realtà si faceva riferimento all’interno, rivestito d’oro. Dopo esserci guardate attorno, siamo scese verso Cais da Ribeira, il lungofiume, passando per Praça da Ribeira. Anche questa zona è sicuramente più suggestiva con il buio, le luci dell’altro versante del fiume Douro, dei locali e la visuale del ponte forniscono ottimi spunti fotografici.

Dopo aver passato un po’ di tempo fotografando, ci siamo ridirette verso l’alloggio, stanche e, io, affamata. Appena arrivate in camera mi sono ordinata la cena su Glovo mentre Vane ha preferito non mangiare e, guardate alcune puntate di Buffy, ci siamo addormentate, pronte a riposarci per affrontare il giorno successivo.

07.02.23: 20 km di bellezza!
Eccoci al secondo giorno, riposate e affamate. Il mio primo pensiero, la colazione, mi spinge a cercare un locale dove mangiare e spulciando tra i vari posti che mi ero segnata, optiamo per O Diplomata, un piccolo locale vicino all’Hard Rock Café, che propone colazioni di vari tipi tra cui pancake con vasta scelta di ingredienti. Per Vane la Dignitosa, due pancakes con impasto al cioccolato e mango fresco. Per Vale la Fogna, quattro pancakes con impasto all’avena, banana, cioccolato e granella di cocco e cappuccino.

Rifocillate, ci dirigiamo verso il Majestic Café (dove un cappuccino costa € 6,00 e il fatto che io sia genovese non c’entra nulla), famoso locale dove si dice che la Rowling abbia scritto il primo capitolo di Harry Potter e la Pietra Filosofale, dando il via a un fenomeno mediatico che continua ancora oggi. Il Majestic Café si trova poco sopra A Perola do Bolhão, la bottega vista il giorno precedente. Fatto un breve servizio fotografico all’esterno, ci aspettano le due chiese gemelle, Igreja do Carmo e Igreja das Carmelitas. L’ingresso in queste due chiese è a pagamento e dato il nostro relativo interesse, ci siamo accontentate di vederne la facciata adorna di azulejos, la bella piazza lì vicino con la Fonte dos Leoes (la fontana dei leoni) e un simpatico ballerino accompagnato dalla sua, quasi credibile, bambola-ballerina.
Poco lontano da lì si trova la Livraria Lello, una libreria bellissima, tra le più belle al mondo. La leggenda narra che andandoci verso la chiusura, sia meno trafficata, ma vi invito a continuare la lettura per scoprirlo.
Tappa successiva: Jardim da Cordoaria. Ad una prima vista, senza esserci ancora entrate, questo parchetto non ci ispirava molto, ma già che eravamo lì ed era piccino, ci siamo inoltrate, restando poi piacevolmente impressionate. Al suo interno troverete un laghetto, un gazebo in stile Stars Hollow (se non avete visto una Mamma per Amica non possiamo più essere amici) e un piccolo viale, costeggiato da platani e diversi monumenti in onore ai Martiri della Patria, ridenti statue sedute su dei gradini in ferro.

Dopo aver passato un po’ di tempo in questo piacevole parco, ci siamo dirette alla volta del Palaçio da Bolsa, nel quale non siamo potute entrare in quanto era in fase di evacuazione, motivazione sconosciuta ma probabilmente importante vista la quantità di vigili del fuoco, polizia e un’ambulanza.

Con un sospiro sconsolato, dopo aver aspettato qualche minuto, abbiamo deciso di proseguire, passando per Jardim do Infante Dom Henrique, esattamente di fronte al Palaçio da Bolsa e andare al punto di incontro per la crociera sul fiume Douro che avevamo prenotato. Questa crociera, prenotata tramite il sito Get Your Guide, parte da Cais da Ribeira, il lungofiume. Bisogna arrivare qualche minuto in anticipo per farsi dare i biglietti cartacei. Dura circa un’ora e tocca i 6 ponti principali di Porto. In questo periodo il battello non è stracolmo, ma in periodi più trafficati, pare che la crociera sia molto gettonata, quindi siate pronti a non avere dei buoni posti. In prossimità dei vari ponti, una voce registrata racconta caratteristiche del ponte a cui ci si sta avvicinando, in varie lingue (non in italiano). La crociera dura circa 1 ora.

Appena tornate sulla terra ferma, i nostri stomaci ci ricordano che è ora di pranzo e scegliamo di pranzare sul lungofiume, ai piedi del ponte Dom Luis, scegliendo ahimè un pessimo locale, Hasta Publica. Oltre al non parlare una parola di inglese né altre lingue, la qualità dei prodotti è sottozero e anche la pulizia lascia a desiderare.

Vane ha ordinato una pizza margherita, cibo internazionale, non trovate? Bene, le è arrivata una pizza con peperoni e cipolle, surgelata. Io ho ordinato un piatto tipico, bacalhau a bràs, che prevede baccalà con patatine fritte. Sul pesce non posso dire nulla, non era perfetto ma va bene, ma come patatine mi sono ritrovata nel piatto le stick, della San Carlo. Sulla nostra onestà non si discute, ma devo essere sincera che me ne sarei andata senza pagare. Hanno cercato di rifilarci anche due pastéis non richiesti, o forse volevano offrirli, ma nel dubbio li abbiamo tenacemente rifiutati.

Finita questa pessima esperienza, ci siamo rimesse in marcia. Poco sopra Cais da Ribeira si trova la Funicular dos Guindais che porta a Porto alta, dalla quale si può poi attraversare il Ponte Dom Luis I. Avventura carina, ma breve. Appena scese dalla funicolare abbiamo, ahinoi, trovato un negozio simile a Tiger, Ale-Hop, nel quale abbiamo fatto un giro cercando di non acquistare troppe cose inutili e per fortuna, l’impazienza di attraversare il ponte, ci ha un po’ aiutate.

Finalmente ci ritroviamo sul ponte. Attraversarlo è stata una bella esperienza. Innanzitutto sopra ci passa la metro, ma si può camminare liberamente sui binari, tanto il suo arrivo è preceduto dalle sue vibrazioni. La vista è spettacolare su entrambe le rive del Douro. Per attraversare tutto il ponte ci abbiamo messo un po’, semplicemente perché ad ogni passo eravamo a scattare foto. Appena arrivate sull’altro lato del ponte, nel quartiere di Villa Nova de Gaia, siamo andate a visitare il Mosteiro da Serra do Pilar, che purtroppo era chiuso, ma anche qui si ha una vista esclusiva su Porto e sul Ponte Dom Luis I. Un altro posto dove, se avete occasione, va visitato al tramonto. Anche qui, un bravissimo musicista di strada, rende l’atmosfera ancora più bella.

Passando poi per il Jardim do Morro, di fronte al monastero, siamo andate alla funivia, Teleferico de Gaia, per scendere nella parte bassa del quartiere di Villa Nova de Gaia. Anche questa è un’esperienza assolutamente consigliata.

Arrivate in fondo, Vane propone un caffè e chi sono io per rifiutare un po’ di caffeina? Ci fermiamo quindi in un locale subito dietro la stazione di arrivo della funivia, Natas D’Ouro, dove ne approfittiamo per prendere anche due pastéis. Ristorate, riprendiamo la funivia per tornare nella parte alta di Villa Nova de Gaia e rincamminarci sul ponte, questa volta più spedite.

Senza riprendere la funicolare per scendere in Cais da Ribeira, ci dirigiamo a piedi verso Largo da Pena Ventosa, passando dietro alla Sè. Il nostro itinerario prevedeva inizialmente che Largo da Pena Ventosa fosse nel primo giorno, per poi riprogrammarlo per oggi. Personalmente non abbiamo trovato nulla di particolare in questo mini borgo e ci sentiamo di consigliarvi di sfruttare il tempo vedendo altre cose.
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Scegliamo poi di andare finalmente verso Livraria Lello, passando per Rua das Flores, una viuzza carina con alcuni terrazzi decorati da fiori.
Fuori dalla Livraria Lello scopriamo che per accedere bisogna prenotarsi o sul momento tramite l’assistenza di un operatore al costo di €6,00 o online per €5,00. Dopo qualche peripezia, scelto il metodo online, riusciamo finalmente ad entrare (consigliano di mettere davanti gli zaini e di non tenerli sulla schiena) e, beh, se amate i libri e se amate la magia, dovete andarci. La struttura interna e le decorazioni rendono questo ambiente veramente speciale. Al centro della libreria è presente una bellissima scala in legno che porta al piano superiore.

La Rowling ha preso ispirazione qui per scrivere alcuni dettagli di Harry Potter. Purtroppo, nonostante l’ora fosse tarda, la libreria era comunque piena e fare qualche foto è stata un’impresa. Non fatevi scoraggiare dall’ingresso a pagamento, i soldi del biglietto vengono scalati da un eventuale libro acquistato. Troverete libri in svariate lingue, io ho scelto di prendere un’edizione molto carina e speciale di Pinocchio, in italiano.

Uscite da questo magico piccolo mondo, cogliamo al volo l’occasione di entrare e salire sulla Torre dos Clérigos. Chiedo ancora scusa alla mia Amica per averla costretta a farsi tutti quei gradini, ma sono certa che la visuale lassù, al tramonto, l’abbia un po’ consolata. Il biglietto costa €8,00, in teoria valido anche per visitare il museo (chiuso all’ora in cui siamo andate noi), ma vi assicuro che vale la pena di arrampicarsi fin lassù.

È finalmente ora di mangiare, affamate e ancora affrante dal pessimo pranzo cerchiamo di scegliere un buon locale per la cena, optando per Cantina 32. Questo ristorante prevede anche tavoli condivisi, quindi quando vi proporranno “sharing table”, saprete di cosa si tratta. Magari lo sapete già, ma noi abbiamo avuto un iniziale smarrimento, non riuscivamo a capire cosa ci stessero proponendo. Le distanze con altri clienti sono assolutamente ottimali, non vi ritroverete gomito a gomito con sconosciuti.

Il menù è presente in varie lingue, non sappiamo bene perché ci abbiano dato quello in francese, ma dopo un rapido cambio con un menù in inglese, un po’ meno rapida è stata la scelta di cosa mangiare. Capire cosa ti ritroverai nel piatto è sempre un dramma, all’estero. Dopo diversi minuti di confronti e difficoltà, si avvicina un cameriere e… “Siete italiane? Volete una mano a capire cosa c’è sul menù?”.

Un meraviglioso Luca, italiano, ci propone il suo aiuto e in pochi secondi definiamo finalmente cosa mangiare: bistecca di manzo per due, patate al forno, insalata accompagnata da una salsa davvero buona e patatine fritte, per un totale di €33,00. Cibo ottimo, prezzo altrettanto. In altre zone non mi è mai capitato, ma qui, le porzioni, sono già predisposte per un tot di persone, ad esempio l’ordine della carne era una porzione ed era indicata per due. La mezza porzione è per una persona. Non ci siamo trovate molto con questo metodo di “distribuzione”, soprattutto nella cena dell’ultima sera. Stay tuned.

Coccolate dall’ottima cena e distrutte dalla giornata, optiamo per il bus per tornare in alloggio. E qui, scopriamo che la puntualità dei mezzi, a Porto, è opzionale. In Italia il trasporto fa cagare (per essere gentili), ma a Porto è ancora peggio. Consultando online gli orari, non ne corrisponde uno e vengono saltate continuamente corse. Se non fosse che eravamo davvero stanche, a piedi avremmo fatto molto prima. Il costo del biglietto per una corsa singola è di €2,50, quindi nemmeno poco.
Tornate in alloggio, siamo crollate.

Ti consiglio 7 imperdibili esperienze da fare a Porto!

08.02.23: finalmente la scritta Porto!
Il giorno più avventuroso e l’ultimo giorno utile per girare, prima tappa: la colazione. L’intenzione era di andare da Manteigaria, la fabbrica dei pastéis de Nata, in Rua dos Clérigos, ma arrivate lì ci rendiamo conto che non c’è posto per sedere. Scegliamo allora O forno dos Clérigos. Il locale, già al mattino presto, presenta banchi pieni di cibo, anche già cotto, elemento che ci ha fatto storcere un po’ il naso. Scegliamo una brioche, una fetta di torta e un cappuccino (che assomigliava più ad un caffellatte scadente). Niente di eccezionale e qualità un po’ bassa. Col sennò di poi avrei forse preferito fermarmi da Manteigaria.

Con la pancia piena, siamo andate alla fermata Infante, poco dopo la Igreja de Sao Francisco, per prendere il tram 1, uno dei tram storici di Porto, che ci avrebbe portate a pochi passi dall’oceano. Prendere l’1 è stata una bella esperienza, vi sentirete trasportati e sballottati indietro nel tempo, avventura assolutamente consigliata. Volendo, potrete anche viaggiare attaccati alle porte esterne.
Arrivate al capolinea siamo andate verso i fari, ai piedi dell’oceano. Il vento era molto forte e il ruggito delle onde sugli scogli a pochi passi era davvero rumoroso. Abbiamo preferito non avvicinarci troppo, le onde si frangevano anche sulla passerella. E un conto è essere fradici ad agosto, un altro è esserlo a febbraio (e senza riscaldamento in camera, ci teniamo a ribadirlo).

Dopo parecchie foto, ci allontaniamo dal boato dell’oceano e ci incamminiamo sul lungo mare, facendo una sosta da Tavi – Confeitaria da Foz, un bar-pasticceria con una bellissima terrazza sull’oceano. Se passate di lì, credo che una pausa sia consigliabile, bel locale, personale simpatico e buoni i prodotti. Riscaldate, ci incamminiamo verso la Pérgola da Foz, un pergolato retto da colonne, molto suggestivo, che non abbiamo però potuto goderci come avremmo voluto, purtroppo era in corso un servizio fotografico con una modella. Vane ha provato a scattare qualche foto, ma lo spirito non era quello di un luogo in cui ti puoi muovere liberamente.

Ci rimettiamo in cammino con calma verso il capolinea del tram 1. Verifichiamo a quale fermata possiamo scendere per arrivare al Parco del Serralves e una volta raggiunta siamo saltate giù. Qui, qualcosa nella pianificazione della strada da seguire è andata storta, ci siamo infatti ritrovate in un quartiere malfamato, cosa che nessuna guida e nemmeno online era segnalata, dove era evidente lo spaccio di droga e il fatto che parecchi gabbiotti, tra cui delle toilette, venissero usati per dare privacy a chi si voleva fare. Nascoste le macchine fotografiche, ce ne siamo andate in fretta (ma neanche troppa dato che abbiamo dovuto aspettare un bus, che come quello della sera precedente, ha saltato diverse corse).

Finalmente sul bus, ma ancora un po’ intimorite dalla brutta esperienza, ci siamo dirette verso i Jardins do Palàçio de Cristal. Qui troverete diversi volatili in libertà, tra cui alcuni galli e i pavoni. Uno di questi ci ha fatto anche la cortesia di farsi vedere con la coda aperta. Ma soprattutto, in questi giardini, con grande gioia di Vanessa (la sua esclamazione risuona ancora nella mia testa), abbiamo ritrovato la scritta “Porto” (con la quale ci dilettiamo in copertina). Dopo esserci divertite a incastrarci tra le lettere, valutiamo di tornare in prossimità dell’alloggio, di fare ancora un paio di giri per comprare qualche souvenir e rincasare. L’ora non era tarda, ma dovendo preparare i bagagli e avendo bene o male visto tutto quello che c’era da vedere, ci è sembrata la cosa migliore.

L’ultimo posto che abbiamo visitato è stato il Mercato do Bolhão, un mercato di frutta e verdura molto carino, probabilmente appena fatto o ristrutturato, nel quale si possono trovare anche banchi di carne, pesce, pane e dolciumi. Vane si è presa un panino (non farcito), io una macedonia mista e, dopo anni che lo cercavo, ho finalmente trovato e assaggiato il frutto del drago.

Come precolazione del giorno successivo, ci siamo prese due bomboca, dolcetti ricoperti di cioccolato e ripieni di una crema sofficissima, con una base di biscotto. Uno al cocco per me, uno al pistacchio per Vane.

Torniamo finalmente all’alloggio, decidiamo di cenare in un ristorante sotto casa, al quale ci sentiamo di dare un 5. Il mangiare era buono e di qualità (anche se io non sono stata libera di prendere quello che avrei voluto, dato che secondo loro, per me da sola era troppo, sempre per il discorso delle porzioni per due, porzioni per uno, porzioni per mezzo…), Vane ha preso una pizza, a quanto mi riferisce buona e non surgelata. Io, alla fine, spinta dal cameriere, ho preso baccalà impanato e patatine fritte (a parte e non le Stick della San Carlo). Tuttavia, l’insufficienza gli viene dal fatto che, nonostante fossimo le prime ad essere entrate, sono stati serviti per primi tutti i clienti abituali del posto arrivati dopo di noi e durante il pasto siamo state costantemente fissate.
Dopo la cena, finalmente a casa, zaini pronti per ripartire, ci siamo infilate a letto e abbiamo cominciato a vedere Le Cronache di Narnia – Il Principe Caspian, almeno fino a che Vane non si è resa conto che ero crollata (come sempre).

09.02.23: ritorno a casa!
Eccoci all’ultimo giorno, utile solo per rientrare in Italia, infatti sveglia presto e appena pronte, data l’affidabilità dei mezzi, siamo uscite. Siamo andate a piedi fino alla metro, che almeno quella è risultata puntuale. Arrivate in aeroporto con un certo anticipo, abbiamo potuto finalmente mangiarci i nostri bomboca e fare poi una colazione più abbondante. Nel duty free dell’aeroporto sono anche riuscita a comprare un paio di bottiglie di Porto da portare ai miei genitori (molto più convenienti rispetto che comprarla a Porto città) ed entrambe abbiamo preso qualche pastéis da portare ad assaggiare alle nostre famiglie.

Non c’è molto altro da dire, a parte che arrivate a Bergamo, lo stand degli Stortellini, ci ha accolte, come se sapesse che stavamo tornando da un viaggio dove l’Italia e la sua cucina ci erano mancate tantissimo (per non parlare del caffè, aggiungo io!) e sembrava saperlo pure la gentilissima commessa che ci ha nutrite.

Passato un po’ di tempo ed essendo quasi in arrivo il mio Flixbus, ci rimettiamo gli zaini in spalla e, preso qualcosa da mangiare per il viaggio serale (Vane focaccia dallo stand affianco a Stortellini, io una pizza da Rossopomodoro), è ora di salutarsi. Io mi sono diretta verso il bus per Genova e Vane verso l’aereo per Cagliari. Entrambi un filo in ritardo ma non quanto i bus di Porto.

La conclusione su Porto, di entrambe, è che la città è molto bella e molto pulita (nonostante non sappiano cosa sia la raccolta differenziata). Purtroppo però, la poca cortesia e l’inospitalità (soprattutto l’essere fissate spesso con occhi indiscreti) di molti portoghesi che abbiamo incontrato, fanno perdere parecchi punti a questa città, oltre alla difficoltà di comunicazione data dal loro non parlare alcuna lingua se non il portoghese (con rare eccezioni). Un’altra cosa da aggiungere è che la città è faticosa da girare, avendo tantissime salite di diversa pendenza.

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