porta palatina
Italia

Porta Palatina: il più antico monumento di Torino

La Porta Palatina, o impropriamente chiamata al plurale Porte Palatine, Fa parte della storia antica di Torino. Risale a ben più di 2000 anni fa e ne rimane uno dei simboli indiscussi dell’origine romana della città.

Il nome Porta Palatina, ha origine solo in epoca longobarda, quando Agilulfo, istituì il proprio ducato a Torino. A dare il nome alla porta fu proprio il Palatium (o Palazzo), un modo per richiamare la sua vicinanza alla residenza del duca.

Cenni storici
La Porta Palatina, edificata nel I secolo a.C., è una delle porte urbiche meglio conservate in tutto il mondo, rappresenta un vero e proprio salto nel passato della Iulia Augusta Taurinorum, l’antico nome di Torino in epoca romana. Individuata da molti anche come Porta Principalis Dextera, ossia la porta d’accesso a nord. La Porta Palatina si apriva sulla strada che in passato conduceva a Ticinum (attuale Pavia) e a Mediolanum (attuale Milano). Per molti secoli mantenne la sua funzione di varco cittadino. Ma alla fine, venne trasformata in castrum (accampamenti nei quali risiedevano le unità dell’esercito).
Inizialmente il nome romano della Porta Palatina era Porta Doranea, poiché poco distante da lì scorreva il fiume Dora. Quella a sud, invece, era la Porta Principalis Sinistra (o Porta Marmorea). Diversamente dalla Porta Palatina, non è rimasto nulla. Si sa solo che smantellarono la porta nel ‘300 e la abbatterono definitivamente nel ‘600 con l’ampliamento della città.
Le altre due porte dell’antica Torino romana erano la Decumana (a est) e la Pretoria (a ovest).

Una lunga serie di restauri
Nel Settecento, fu Vittorio Amedeo II di Savoia a decidere di smantellare la Porta Palatina per avviare un rinnovamento urbanistico della città ma l’intervento dell’ingegnere Antonio Bertola (Primo Architetto civile e militare della storia di Torino) riuscì a convincere il duca della necessità di preservare la Porta Palatina, in quanto detentrice di immenso valore storico e architettonico.
Nel corso del secolo, la Porta Palatina cambiò funzione e nel 1724 le torri ormai inutilizzate divennero prima un carcere e successivamente un istituto di reclusione femminile.

Nell’800 ci furono grossi lavori di ristrutturazione ad opera di Carlo Promis (archeologo) e Davide Bertolotto (giornalista). Eliminarono qualsiasi richiamo alle epoche diverse da quella romana.

Agli inizi del Novecento, l’obiettivo del radicale restauro ad opera dell’architetto Alfredo D’Andrade era di eliminare tutti gli interventi che nel corso dei secoli e dei restauri precedenti avevano appesantito la struttura.
Nel 1934 fu il turno dell’ultimo grande restauro, richiesto dal regime fascista, che si concluse nel 1938. La Porta Palatina è stata riportata al suo aspetto originario ovvero quello che conosciamo tutt’oggi .

Nel 1961, in occasione del centenario dell’Unità d’Italia, l’ingegnere italiano Guido Chiarelli, pioniere dell’illuminazione pubblica,  progettò una nuova illuminazione per la Porta Palatina e prontamente concretizzata nel giro di poco tempo.
Negli anni 80, con il rinnovamento del quadro della nuova risistemazione urbanistica, l’area diventò interamente pedonale.

Nel 2006, la Porta Palatina è finalmente tornata alla sua originale funzione di ingresso.
Nel I secolo a.C. consentiva l’accesso all’antica città romana Iulia Augusta Taurinorum, oggi invece rappresenta l’ingresso alla zona più antica e ricca di storia di Torino, il Quadrilatero Romano, delimitata dalle 4 vie che un tempo formavano il castrum dell’antica città romana: Via Garibaldi, via San Tommaso, Via Sant’Agostino, Via Milano.

/ 5
Grazie per aver votato!